Poche... ma buone!

Poche... ma buone!

 Solo nove tipologie di monete furono coniate nei tormentati anni di regno di Carlo Emanuele IV re di Sardegna
Di Luca Alagna
La monetazione di Carlo Emanuele IV di Savoia, la più limitata del Regno di Sardegna, rimane una delle più interessanti per le vicissitudini storiche che l’hanno caratterizzata. 
Nato a Torino nel 1751 da Vittorio Amedeo III e da Maria Antonia Fernanda di Borbone, sposò nel 1775 Maria Adelaide Clotilde di Borbone sorella del re di Francia, Luigi XVI.
Succeduto al padre Vittorio Amedeo III nel 1796, ereditò una situazione economica e sociale in netto sfacelo, tanto che si trovò costretto ad appesantire i tributi, alimentando così il già profondo disagio popolare. La decisione non fu certo digerita bene e gli animi inaspriti portarono a tumulti di piazza che culminarono con l’assalto e il saccheggio del palazzo reale. 
In seguito poi agli eventi della rivoluzione francese e all’istituzione a Torino di un governo provvisorio per preparare l’annessione del Piemonte alla Francia, il 6 Dicembre 1798 Carlo Emanuele fu costretto a cedere i territori della “terra ferma” mantenendo la sovranità unicamente in Sardegna. Solo dopo il 20 Giugno 1799 le truppe austro-russe, in seguito alla vittoria sui Francesi, restaurarono la monarchia. 
Carlo Emanuele IV fu il primo re di Sardegna che sbarcò nell’isola. Appena salì al trono, si preoccupò di porre rimedio alla confusione monetaria esistente, ordinando che venissero mantenute in circolazione le emissioni precedenti e limitando la nuova produzione a suo nome alle sole doppie, mezze doppie, messi scudi, quarti di scudo, sette soldi e mezzo, due soldi e mezzo, soldo, due denari e al reale (5 soldi sardi) lasciando come incisore Carlo Lavy. 
Mancavano quindi con il suo ritratto le monete in oro e argento più importanti, ossia i carlini da 5 doppie, le due doppie e mezzo, gli scudi, i quarti di doppia, gli ottavi di scudo e tutte le lire con i loro multipli e sottomultipli. La coniatura si limitò al solo biennio 1797-98, dal momento che le monete degli altri anni, sono state coniate nel periodo dell’occupazione austro-russa o durante la Repubblica Subalpina. In queste monete troviamo un’interessante innovazione nella legenda, infatti al diritto il nome del sovrano non appare più abbreviato ma per esteso, mentre al rovescio troviamo i soli titoli reali, tralasciando nella titolatura i più antichi di Casa Savoia. 
Invece nelle Monete in oro, vi sono le iniziali dell’incisore impresse nel taglio del collo del sovrano. Il manifesto camerale del 7 giugno 1797 dava “nota al pubblico” di battitura delle doppie da L. 24 e delle mezze doppie d’oro con millesimo 1797-1798, di mezzi scudi e quarti di scudo d’argento e di un soldo di mistura con lo stesso millesimo. Nel 1798 si “dà autorizzazione” a battere nella Zecca di Cagliari reali simili a quelli coniati nel 1793 da Vittorio Amedeo III e a Torino soldi 7,6; soldi 2,6 di mistura e due denari di rame. 
Tra il 30 Agosto e il 22 Ottobre del 1800, la Commissione Governativa sotto il nome di Nazione Piemontese, ordinò di continuare la copiatura di soldi 7,6 per un totale 1.870.000 pezzi, con il titolo uguale ai precedenti, ma si desume che il titolo sia molto più scadente. Sempre nello stesso periodo, ma in un secondo momento, la Repubblica Subalpina fece coniare altri soldi 7,6 completamente in rame - che successivamente vennero argentati - nei quali si notano molte piccole varianti di conio. La copiatura proseguì sino al 1801, così come quella dei due denari, ultimi battuti nella zecca del capoluogo piemontese. Verso la fine dell’anno 1800, successivamente alla battaglia di Marengo, sempre la Repubblica Subalpina fece coniare monete in oro (fra cui le doppia) e in argento per un totale di 2.187 pezzi oltre a mezzi e quarti di scudo di cui però non si conosce il quantitativo. Anche tutte queste monete del nuovo secolo furono prodotte utilizzando i vecchi coni i Carlo Emanuele IV. 

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