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Le Monete di Cagliari quattro secoli di coniazione in Sardegna (Arte della moneta Ottobre 2013)

Luca Alagna • Mar 16, 2022

Le Monete di Cagliari quattro secoli di coniazione in Sardegna

La Sardegna, nel periodo in cui fu dominata dalle Repubbliche di Pisa e di Genova, subì una radicale influenza culturale, politica, artistica e giuridica. Per tali motivi non ebbe la possibilità di conquistarsi una propria autonomia economica coniando una moneta propria (fatta eccezione per la parentesi dei grossi tornesi, coniati da Guelfo e Lotto della Gherardesca, alla fine del XIII secolo, subito ritirati e fusi). Successivamente furono i sovrani aragonesi ad istituire in Sardegna zecche distinte, con lo scopo di avere una propria monetazione indipendente. Fu così che la città di Cagliari ottenne da Giacomo II d'Aragona nel 1327, il diritto di avere una propria zecca virgola che però non iniziò subito una vera produzione in quanto le monete venivano ancora coniate in quella di Villa di Chiesa (Iglesias). Se dovete aspettare Pietro IV d’Aragona che, è, con legge (o Prammatica) del 1338, ordinò la coniazione della prima moneta d'oro sardo-aragonese nella Zecca di Cagliari lasciando a Villa di Chiesa la coniazione delle monete argentee. Sembrava che la coniazione avrebbe avuto inizio nei primi mesi del 1339 sotto la direzione del catalano Arnau de Lor, ma motivi di carattere tecnico e politico ne impedirono la naturale circolazione; la conseguenza fù la rifusione delle stesse facendo perdere ogni traccia dell’originale coniazione. Ma poi arrivarono i contrasti fra il Re di Aragona il Giudice di Arborea. Questi faceva parte della famiglia di fatto sovrana della Sardegna occidentale, nota come il regno - o appunto Giudicato - di Arborea. A seguito di tali contrasti, avvenne l'occupazione da parte degli arborensi della Zecca di Villa di Chiesa e ciò rese possibile l'effettiva attivazione della Zecca di Cagliari nel 1366. A quest'ultima fu ordinato di coniare monete d'argento, ma, causa della mancanza dello stesso, si dovette attendere il 15 ottobre 1392, allorquando, Giovanni I (1387-1396) ordinò la coniazione di mille marchi di alfonsini minuti con i quali la Zecca, divenne finalmente operativa con il maestro di zecca Michele Roure. Solo con il Alfonso V (1416-1458) si inizia però ad avere una certa regolarità nella coniazione di monete dal 1428 con i denari reali, i piccioli, i reali in argento e gli alfonsini minuti. Purtroppo nel 1476, sotto Giovanni II (1458-1479) venne di nuovo a mancare l'argento a causa del tentativo di ribellione del Marchese di Oristano Leonardo Alagon che, arrivando con il suo esercito fu sotto le mura di Cagliari, tagliò i riferimenti alle miniere di Villa di Chiesa. Da quel momento, sino alla sconfitta del marchese e la conseguente riunificazione dell’isola sotto il dominio aragonese-spagnolo, si batterono solo reali minuti. Dopo la morte di Giovanni II fu Ferdinando II (1479-1516) che, grazie ad una favorevole situazione politica, ordinò la produzione dei “reali in argento” con incisa nel rovescio la famosa dicitura INIMICO EIUS INDUAM CONFUSIONE (coprirò di vergogna i suoi nemici) tratto dal Salmo biblico 131 è attinente alla cacciata degli ebrei dalla Sardegna. Altrettanta attenzione merita il passaggio dal conio del reale minuto al più noto cagliarese con al rovescio la titolatura CASTRICALLAR. Il successore di Giovanni II, Carlo V (1516-1556), coniò finalmente nel 1545, lo scudo d'oro, titolato al rovescio con la scritta CIVITAS CALARITANA, pur continuando anche la produzione di reali e cagliaresi. Negli anni successivi Filippo II ebbe il privilegio, pur non coniando monete d'oro, di emettere il maggior numero di tipologie monetarie. Prima con Giacomo Monello, il Giovane come maestro di Zecca, e poi con Francesco da Ravenada, furono coniate varie tipologie da dieci reali e sottomultipli da cinque reali, due reali e mezzo, due reale e un reale, che si uniformano alle emissioni monetarie spagnole, oltre a vari coni da tre e da un cagliarese. Nel 1611 con Filippo III (1598-1621) arrivò un nuovo nominale minuto che da sei cagliaresi, detto soldo, mentre, per quanto riguarda la monetazione in argento risultano solo monete da cinque reali ribattute su vecchie monete spagnole da quattro reales. Svalutando così la moneta sarda e, imponendo il corso forzoso, se evitò che la popolazione e i mercanti si rifiutassero di usarla. Questo fatto portò in una crisi economica che divenne gravissima sotto Filippo IV (1621-1665), il quale cercò di rimediare riutilizzando nominali in argento proveniente dalle officine dell'America centrale per coniare le monete sarde. In questo modo però si arrivò solo ad un aggravarsi della situazione in quanto queste risultavano ulteriormente svalutate per via del basso peso della scarsa qualità del conio, tanto che più nessuno voleva accettarle. Si pensò allora di dare alle monete potere d'acquisto in base al peso e non in base al valore nominale, eliminando così anche la comune usanza della tosatura grazie alla quale, una piccola grattatina, si recuperava un po' di polvere di metallo prezioso. Purtroppo la Zecca continuò a coniare monete a basso peso e di forma rozza i cosiddetti maltagliati, e nel 1650 fu data in appalto a Lorenzo Mallone e che vantava un credito di quattromila reali del re di Spagna. Con Carlo II (1665-1700) la moneta sarda, grazie una buona riforma, riprese vigore. Furono infatti ritirato i pezzi di basso peso e si utilizzarono nuovi sistemi di coniatura per ottenere monete più uniformi regolari, come le splendide nuove serie da dieci reali, cinque reali, due reali e mezzo, un reale in argento, tre cagliaresi e un cagliarese. Filippo V (1700-1719) fece coniare anche uno scudo d'oro per favorire le trattazioni commerciali, tradizione proseguita sino al 1717 con Carlo III d'austria re di Spagna (1708-1711). Con i Savoia nel 1720, l'officina, per ordine di Vittorio Amedeo II (1718-1730), perse, il privilegio di Zecca del Regno di Sardegna e le monete vennero fatte coniare tutte a Torino fino al 1793, quando si riaprirà sotto la guida del maestro Nicolò Guiso, ordinando la coniazione di reali in mistura di bassa Lega e di conio rozzo per la necessità di integrare le missioni già esistenti. L'ultima tipologia di moneta coniata Cagliari fu quella da tre cagliaresi che debuttò nel 1813. Con queste emissioni, dopo quattrocento anni di alterne fortune, chiuse la Zecca del Regno di Sardegna

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